Un forno crematorio per bruciare la fiducia di cittadini e consiglieri

Comunicato stampa del Gruppo "Per una Cittadinanza Attiva" dell'11 novembre 2015

In ballo c’è oltre un milione di euro, a carico della cittadinanza, per riprendere la gestione del tempio crematorio di Ponte a Ema. La Parrocchia di San Piero a Ema infatti, volendo rinunciare per sua scelta alla gestione del forno crematorio, ha proposto al Comune di risolvere consensualmente la convenzione firmata nel 1999 richiedendo un indennizzo. Pur essendo evidente che la proposta della Parrocchia è finalizzata ad ottenere un indennizzo che con la rinuncia unilaterale non le spetterebbe, il Consiglio Comunale ha deliberato tale scelta (per due volte) senza essere messo a conoscenza di molti e gravi fatti.

Infatti, prima ancora che nel 2014 il forno sia pronto, sono già successe molte cose: problemi di autorizzazioni dagli enti preposti, emissioni fuori norma, nuove normative ambientali da rispettare e soprattutto una nuova legge dello Stato che impone l’effettuazione di una gara per l’affidamento dei servizi pubblici. Il mancato adeguamento alla nuova normativa sulle gare porta subito ad un ricorso al Tribunale amministrativo della Toscana da parte della società che gestisce il Nuovo Tempio di Trespiano, dunque un operatore concorrente.

Ma di tutte queste vicende, e soprattutto del ricorso ancora pendente, il Consiglio Comunale non viene informato, e il 29 settembre delibera (con il voto della maggioranza PD) di accettare la risoluzione consensuale della convenzione proposta dalla Parrocchia, riconoscendole un indennizzo, il cui ammontare dovrà essere verificato.

Il nostro Gruppo – venuto a conoscenza dei fatti sopra riportati, della grave mancata informazione dei Consiglieri, e alla luce del fatto che con la semplice rinuncia unilaterale dalla convenzione del 1999 la proprietà del forno verrebbe acquisita a titolo gratuito dall’Amministrazione Comunale – ha presentato all’ultimo Consiglio Comunale la richiesta di revoca della delibera. Ma, ancora una volta, il voto della maggioranza PD, che non ha accolto la nostra mozione, ha messo in luce la volontà dell’Amministrazione di procedere nonostante i tanti punti oscuri della vicenda.

Perché tanta fretta nel voler riprendere la gestione del forno? C’entrano forse qualcosa le prescrizioni e i prossimi controlli dell’Arpat? O il ricorso al Tribunale Amministrativo della Toscana? E perché il Consiglio Comunale non è stato messo a conoscenza dei fatti pregressi?

Trasparenza delle istituzioni e interessi economici in gioco imponevano una scelta diversa.


La consigliera del Gruppo Per una Cittadinanza Attiva
Beatrice Bensi