Quanto si vuole continuare a costruire?

Le ambiguità di Bagno a Ripoli

Nell’incontro di venerdì 14 settembre scorso, “Crisi dell’Urbanistica e salvaguardia del territorio: dove va Bagno a Ripoli?”, il messaggio lanciato unanimemente da Legambiente e dagli urbanisti Giorgio Pizziolo e Vezio De Lucia è stato molto chiaro: non vi è alcuna necessità di costruire ancora, visto che il tasso di natalità negativo è ormai consolidato e visto che il patrimonio abitativo costruito dal dopo guerra sopravanza di gran lunga il fabbisogno.
Continuare a costruire è inutile consumo di suolo con tutti i risvolti ambientali negativi che questo comporta e le cui conseguenze andranno a danno delle nuove generazioni.
Gli interventi del Sindaco e dell'Assessore non hanno chiarito le linee programmatiche del nuovo piano; il Sindaco, in particolare, si è limitato a ripetere i 10 punti di indirizzo dell’avviso pubblico del giugno 2017, una pura enunciazione di principi privi di contenuto.
Tuttavia, dalle proposte pervenute dopo l’avviso pubblico e dalle stesse dichiarazioni del Sindaco emergono alcuni segnali preoccupanti: la revisione dei perimetri dei centri abitati, che sembra preludere a nuove espansioni edificatorie, e la riqualificazione urbanistica della piana di Ripoli, fino ad ora risparmiata dal cemento grazie alle illuminate previsioni del piano regolatore del 1964, come ci ha ricordato l’Arch. Giorgio Pizziolo, proprio per evitare che Bagno a Ripoli diventasse la periferia di Firenze.
Grazie a quel lavoro, Bagno a Ripoli è uno dei pochi luoghi in cui la campagna arriva a confinare con la città senza il tramite di capannoni ed altre squallide costruzioni e questo è un tratto identitario che ancora oggi, anche se l’agricoltura non ha l’importanza del passato, costituisce un punto di forza del nostro territorio, che deve essere preservato anche a beneficio delle future generazioni: a tal proposito, Vezio de Lucia ha parlato espressamente di “strategia della linea rossa” come limite invalicabile tra urbanizzato e campagna aperta.
Se i nostri timori risulteranno fondati, combatteremo con tutte le forze, come ha preannunciato Legambiente, per la difesa del paesaggio collinare e di pianura e per un consumo di suolo zero.
Sia ben chiaro: azzeramento non significa immobilismo, ma spostare il lavoro edile dalle nuove costruzioni al miglioramento e alla riqualificazione, anche energetica, del patrimonio edilizio esistente.
L’avvio del procedimento di revisione urbanistica, quindi, dovrà vedere un’approfondita discussione sui dati in gioco e sugli obiettivi; chiederemo nuovamente (lo abbiamo già fatto nei mesi scorsi) all'Amministrazione di fornirci tutti i dati necessari e più precisamente:
case sfitte nel territorio;
numero delle seconde case;
nuove abitazioni realizzate ed ancora invendute;
edifici rimasti incompiuti;
capannoni e/o fabbricati industriali vuoti;
previsioni demografiche del nostro comune;
numero di abitazioni realizzate dopo il Piano Regolatore dell'Arch. Sozzi degli anni Sessanta, che prevedeva la realizzazione di abitazioni per una popolazione di 36.000 abitanti; da allora, poi, sono state fatte ulteriori varianti per nuove espansioni ed un nuovo Piano Strutturale, nel 1999, parte del quale già realizzato.

Si dovrà anche chiarire quali sono i costi economici ed ambientali che derivano da ogni nuova edificazione, in termini di nuove strade, illuminazione, scuole, servizi di trasporto pubblico, ecc.; sappiamo, infatti, che gli oneri di urbanizzazione, che entrano nelle casse comunali quando si costruisce, sono oneri una tantum, ma le spese di manutenzione e della fornitura di servizi durano per sempre. 
Siamo preoccupati quando il Sindaco e l'Assessore parlano di una revisione dovuta alla crisi economica degli ultimi anni.
A cosa si riferiscono? Al fatto che i costruttori, per le difficoltà ad ottenere mutui bancari, vogliono eliminare tutte quelle opere di urbanizzazione aggiuntive rispetto agli oneri di urbanizzazione, che i Piani Attuativi contenevano, vanificando lo sforzo del precedente Regolamento Urbanistico di ridurre la rendita fondiaria?
A nostro avviso, i Piani Attuativi non realizzati non vanno trascinati un'altra volta nel nuovo PS: dopo vent'anni non c’è alcun motivo per farlo.
  Per tutte queste ragioni, l’Amministrazione dovrà iniziare il prima possibile il confronto politico su questi elementi, necessario per avviare il procedimento. Senza questi dati scientifici, si potrebbe prefigurare una grave e forse illegittima procedura amministrativa.
Speravamo che le battaglie per la tutela del nostro territorio appartenessero al passato; temiamo invece di dover riprendere a lottare.

Gruppo “Per Una Cittadinanza Attiva – Bagno a Ripoli”