Una delibera da 1 milione di Euro a favore della Confraternita del SS. Sacramento di San Piero a Ema? No grazie.

Comunicato stampa del Gruppo "Per una Cittadinanza Attiva" del 12 ottobre 2015

All'ultimo Consiglio Comunale è stata presentata una delibera che prende spunto dalla rinuncia della Confraternita – alias la Parrocchia di Ponte a Ema – alla gestione del forno crematorio, per il quale nel '99 era stata rilasciata concessione ad operare per 99 anni.

La rinuncia nasce da “criticità nella gestione del forno”, come scrive la Parrocchia, ma si dovrebbe parlare probabilmente di problemi ben più gravi, considerato che in questi anni il forno non ha praticamente mai funzionato, evidenziando problemi di autorizzazione e di emissioni in atmosfera  fuori dalle norme.

Non sorprende dunque la rinuncia. Sorprende piuttosto il tentativo da parte della Parrocchia di ricondurre il tutto ad una "risoluzione consensuale", in modo da lasciare spazio ad una richiesta di indennizzo, che con la semplice recessione unilaterale dal contratto non sarebbe proponibile.

La delibera approvata in Consiglio Comunale – con il voto della maggioranza PD – vuole andare  invece incontro alla richiesta del privato, accettando di farsi carico del mancato sfruttamento dell’impianto per gli anni di concessione rimasti (fino al 2098, richiesta “non inferiore a 1.150.000,00 euro”). Questo nonostante sia chiaro che, arrivando la rinuncia della Confraternita per ragioni  proprie (e forse per errori suoi nella progettazione del Tempio crematorio), e non per inadempienze da parte del Comune, nessun indennizzo gli è dovuto.

Occorre allora chiedersi:

  • È necessario un forno crematorio alla comunità di Bagno a Ripoli, tanto da giustificare una spesa pubblica di oltre un milione di euro? Il nuovo Tempio di Trespiano non sarà sufficiente per evadere le richieste del territorio? E la collocazione nei pressi di un’area abitata è quella ottimale (al  di là degli aspetti normativi)?
  • Quali garanzie ci sono sul funzionamento del forno, considerata la rinuncia non casuale alla gestione della Confraternita e i notevoli problemi di messa a regime riscontrati in questi anni?”
  • Se in tanti anni la Parrocchia di Ponte a Ema non è riuscita col Tempio Crematorio a produrre reddito, in quanto tempo il Comune recupererebbe le spese di acquisto e di adeguamento  alle norme nel frattempo intercorse?
  • E soprattutto, è nell’interesse dei cittadini accollarsi un debito (oltre un milione di euro) che non è nostro, ma di un privato?

Forse, piuttosto che levare le castagne dal fuoco ai privati, visto il raro ricorso a tale pratica di tumulazione, sarebbe più economico se il Comune stilasse una convenzione o concorresse alle  spese di tumulazione di quel tipo per i propri cittadini presso altri impianti noti e regolarmente funzionanti.

 

Beatrice Bensi

Per Una Cittadinanza Attiva – Bagno a Ripoli